Un delitto di regime by Girolamo De Michele

Un delitto di regime by Girolamo De Michele

autore:Girolamo De Michele [Michele, Girolamo De]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza


6. I giorni durissimi della canapa

Il 23 agosto, al termine della messa, don Minzoni fu informato della morte, avvenuta in nottata, del sovversivo Sante Guerrini: incidente di caccia, si disse – e non s’è mai saputo se fosse andata cosí. Si recò immediatamente dalla vedova, rimasta senza sostentamento con tre orfani, a confortarla e a prometterle il suo aiuto, come era sua prassi, mettendoci del suo se i soldi non fossero bastati: quando gli argentani accorsero alla canonica al suo capezzale, si accorsero che due dei piedi del letto erano sostituiti da due mattoni. Nel frattempo due picchiatori1, Giorgio Molinari e Vittore Casoni, ingaggiati dal loro superiore, il tenente Agostino Guarandi, partono da Casumaro di Cento. Molinari e Casoni sono capisquadra della milizia di Casumaro; Molinari è anche segretario del locale sindacato fascista, mentre Casoni ha già dei precedenti per lesioni. A Ferrara non trovano Raul Forti, che ha organizzato la spedizione, e ha ben pensato di costituirsi un alibi andando nella casa del padre ad Arquà Polesine; l’aiutante maggiore della legione Carlo Ciaccia è al corrente della faccenda e li fa proseguire per Boccaleone, borgo poco fuori Argenta, dove sono ospitati da Augusto Maran. Un testimone, Antonio Corticelli, li vede uscire da casa di Maran verso le 20, assieme a Gaetano Fiorentini, anch’egli di Boccaleone, e a un terzo ignoto dall’accento casumarese. Corticelli sottolinea di non potersi sbagliare sull’identità di Fiorentini, perché nei giorni degli scioperi e dei boicottaggi aveva aiutato la sua famiglia. In seguito, però, Corticelli affermerà di aver confuso Fiorentini con Antonio Lanzoni; di fatto, è la prima delle testimonianze che verranno modificate, falsificate, o rinnegate nel corso dei due anni che intercorreranno dall’omicidio al primo processo. Vedremo tra breve perché Fiorentini era cosí importante da dover essere immediatamente sottratto al processo, e perché è certo che sia coinvolto nel delitto. Nella giornata i due casumaresi si aggirano nel paese, fanno sistemare la bicicletta, chiedono informazioni sulla proiezione cinematografica della sera. Infine, dopo essere tornati e poi usciti da casa di Maran, si vanno a sedere nel bar del paese. Quando don Minzoni vi entra, vengono uditi esclamare: «eccolo là». Don Minzoni prende una birra, assieme all’amico Bondanelli; poi si avvia verso il cinematografo, come fa sempre quando è serata di proiezione, in modo da potersi trovare assieme ai suoi parrocchiani all’uscita. Don Minzoni esce mentre giunge Giacomo Azzalli, che ha l’incarico di metterlo sull’avviso e raccomandargli prudenza, ma non riesce a riferirgli il messaggio del sindaco Beltati.

Al cinema, quella sera, era in programmazione I tre moschettieri di Fred Niblo, con la star del momento Douglas Fairbanks nel ruolo di D’Artagnan, che sfoggia per la prima volta quei baffetti che lo caratterizzeranno per tutta l’epoca d’oro del cinema muto; Barbara La Marr è Milady, e Nigel Du Brulier recita per la prima volta – ne seguiranno altre tre – nella parte del cardinale Richelieu: ironia di una serata tragica, anche sullo schermo quella sera il villain aveva baffi e pizzetto. Nel finale del film, il cardinale



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